La politica di chi non vuole i test Invalsi

Una cosa che io non capirò mai provo a spiegarla brevemente. Un bambino di 7 anni che va a scuola a Bolzano ha il diritto di avere una maestra brava (o un primario ospedaliero) come quella di un bambino che va a scuola a Roma, Firenze, Palermo, Catanzaro?  Ora si dà il caso che questo diritto di tutti i bambini di avere insegnanti (o medici) all’altezza su tutto il territorio nazionale, non lo considerano proprio quelli che ogni giorno ti fanno la testa così con diritti dei gay, dei migranti, delle donne e via dicendo.  Dei nostri studenti non gl’importa nulla, lasciano che sia il Caso a fare la loro fortuna. Ma un Paese non cresce se la scuola non funziona, sappiatelo. Detto questo, gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori dovranno sostenere le prove Invalsi in programma in tutta Italia dal 2 al 31 marzo 2020 per essere ammessi alla Maturità. Non importa se il risultato del loro test sarà sufficiente o no, quel che conta è averlo sostenuto.  Si divide perciò la maggioranza: i renziani come Toccafondi applaudono mentre Leu con Fratoianni chiede un ripensamento.  Annuncia manifestazioni anche l’Unione degli studenti, da sempre tra gli oppositori delle prove nazionali: «Il ministro ritiri subito la circolare o scenderemo in piazza». Se avete capito tutto potete farvi una mappa politica della situazione scolastica italiana. Dall’estrema sinistra viene un rifiuto delle prove Invalsi, l’unico strumento che uno Stato possiede per vedere quali siano i risultati degli allievi su tutto il territorio nazionale. In buona sostanza l’estrema sinistra italiana non vuole che si usi il termometro, è preferibile non sapere: ogni docente mette i voti che vuole agli allievi e basta così: si chiama libertà. L’argomento specioso è sempre il solito: i test sono una cretinata. Ora per capire l’idiozia di tale motivazione si può fare un esempio che capiscono anche i bimbi dell’infanzia. Ammettiamo che su tutto il territorio nazionale si somministri a tutti gli allievi 18enni un test con 10 domande sceme di matematica: quando fa 4×4? Quando fa 8×7? Nonostante le domande siano facilissime, non scopriremo pur tuttavia in quali regioni sanno o non sanno le tabelline? Insomma, i test possono piacere o non piacere ma consentono una cosa che l’estrema sinistra (non capisco perchè) non vuole: la comparazione. Se non si comparano o confrontano i risultati sull’intero territorio nazionale come facciamo a capire lo stato dell’arte? I nostri punti di forza e quelli di debolezza? Nella notte buia tutte le vacche sono nere (Hegel), anche questa è una posizione politica, illogica ma politica. Per me prima della libertà del docente di mettere i voti che vuole c’è il diritto degli studenti, dal Nord al Sud alle isole, di poter raggiungere gli stessi risultati, qualsiasi sia il docente che hanno. E chi non sa insegnare fa danni, come un medico incapace.