“Non cerchiamo il conflitto, ci basta cambiare il mondo” diceva uno striscione al corteo di Roma per il clima. Sono dovuto arrivare al 2019 per leggere queste poche parole e chiedermi se esse segnano la fine delle ideologie e di una politica con il Nemico da sconfiggere. La politica che presupponeva il “conflitto”, con fascismo e comunismo, antitotalitarismo, dittatori, destra e sinistra, tante armate e schieramenti politici, tante truppe avanzanti per conquistare le masse e abbindolarle con messaggi semplici e fuorvianti. Per chi come me era giovane nel ’68, quella stagione e quel che ne conseguì ha segnato uno spartiacque. Da allora non mi faccio più prendere per i fondelli. Lo Stato si abbatte e non si cambia, vogliamo tutto. Gli slogan (la fantasia al potere) furono ben presto sgretolati dalle vecchie pratiche e dai vecchi partiti. Basti pensare ad un solo esempio: dopo il ’68 la scuola venne “democraticizzata” con i decreti delegati, che ancora oggi da quel 1974 regolano la “partecipazione” di genitori e studenti. La partecipazione è una scatola vuota che nessuno intende mandare in soffitta. Oggi che i partiti non ci sono più, sostituiti da comitati elettorali, partiti personali e movimenti gestiti da aziende, non rimpiango i partiti: voglio solo sperare che i giovani cambino il mondo, a noi non è riuscito. Perchè? La mia risposta è la seguente: per colpa di ideologie, visioni del mondo totalizzanti, noi contro loro, fedi fatti di abitudini e paure. Mi sembra ragionevole pensare che mentre ci dividevamo ciascuno sventolando la propria bandiera il mondo e la terra siano stati trascurati pensando che le risorse fossero infinite. Il clima è cambiato sotto i nostri occhi e noi a negare tutto con protervia: caldo eccessivo, piogge abbondanti, alluvioni frane e allagamenti, diluvi e cicloni, ma no, ci sono sempre stati, che vuoi che sia? Siamo giunti quindi all’epoca in cui i fatti sono stati sostituiti dalle opinioni, i dati personali di ciascuno ricavati dai social hanno acquisito più valore del petrolio, sono emerse le falle delle economie dei dati e delle sue implicazioni anche politiche. All’improvviso abbiamo scoperto che più di 33 mila bottigliette di plastica ogni minuto finiscono nel Mediterraneo; che nel ventunesimo secolo, secondo un rapporto dell’Onu, a causa del riscaldamento globale, gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini. Solo i giovani sembrano aver preso sul serio queste previsioni e l’allarme generale sul clima. Ma gli adulti senza più fonti di informazione credibili non credono più a nulla.