I FIGLI FREGATI DAI GENITORI E NON DALL’EUROPA

Ogni politico italiano ci promette cose mirabolanti. Peccato che non ci dica mai con quali soldi le finanzierà. Pochi sanno che sono tutte fatte a debito. Nel 1947 il debito procapite era di 20 euro, salito a 3.300 euro nel 1982, oggi a 38 mila euro. Non bisogna essere dei matematici per capire che così non può reggere. Se debito e colpa in tedesco si dice allo stesso modo, ci sarà una ragione. Il nostro debito (dati Banca d’Italia) è arrivato a 2.386,2 miliardi. Nessuno se ne importa, è come se fosse il debito di un altro, non ci riguarda. La colpa è dell’Europa e della Fornero. Invece quel numero racconta di un Paese che ha deciso di scaricare sui giovani i costi di un peso sempre più grande. I giovani, se ne fossero consapevoli, se la prendrebbero con i nostri politici e non con l’Europa e la Fornero. “Il grande mostro del debito, infatti, sembra terra di nessuno, responsabilità di altri, mentre al contrario è il risultato di tanti comportamenti, tenori di vita, piccoli e grandi privilegi che non solo coinvolgono la classe politica con scelte più o meno dissennate, ma anche i singoli percettori dei tanti diritti-privilegi di cui è disseminato il Paese”. Il libro di cui sto parlando lo spiega bene:
«La sovranità non ci è stata sottratta dall’Europa, ma dai genitori». Ci sono due cifre che vorrei trarre dal libro. La prima è la seguente: lo Stato ha pagato per i suoi interessi una cifra difficile anche da tenere a mente, dal ’92 a oggi sono 2.300 miliardi. Una cifra con la quale si sarebbero potute costruire strade, brevetti, futuro. Infine, a tutti quelli ai quali “quota 100” sembra una cosa intelligente (costo: 20,9 miliardi nel triennio 19-21), ricordate: la spesa delle pensioni è pari a tre volte quella per l’istruzione. «Non si può chiedere ad una generazione di pagare i debiti di quella precedente e contemporaneamente impedirle di accedere alle risorse per farlo. Non si può, perché non è equo. Non si può perché è impossibile. Un fatto di logica e di salvezza per tutti».
Leggete: “I figli del debito. Come i nostri padri ci hanno rubato il futuro” di Francesco Vecchi (Piemme, pp. 160, e 16,50)