COSTANZA FALVO D’URSO RECENSISCE “AZZURRO”

 Azzurro è il colore del cielo sereno con una gamma di tonalità tra il celeste più chiaro e il blu più scuro e a pensarci bene, Francesco Scoppetta, non poteva dare al suo libro un titolo più azzeccato di “Azzurro”. Senza entrare nel merito della ormai superata “vexata quaestio” dei generi letterari e delle varie categorie all’interno del genere, definirei il lavoro di Scoppetta un thriller sociologico o con un termine più colto o magari più appropriato un romanzo sociale con un enigma da sciogliere. Azzurro, infatti, non rispetta pedissequamente le regole classiche del romanzo giallo o poliziesco, il suo racconto trascina agevolmente il lettore dentro le pagine, dentro situazioni reali del nostro Sud, della nostra Calabria, con una varietà di toni che mutano a seconda l’ambiente o le circostanze, ora impenetrabili, ora bellissime. Non ricorre mai alla violenza esplicita, non punta sulla paura o sull’orrore per impressionare chi legge, ma intelligentemente riesce a toccare la molla della curiosità emotiva col pregio dell’originalità e forse per questo la storia narrata è più avvincente perché non è omologabile.

“Il cuore mi sussulta quando vicino al Belvedere di Capo Vaticano sento alla radio Celentano cantare: – Azzuzzo, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me. Mi accorgo di non avere più risorse, senza di te -. Siamo su un promontorio e guardiamo le spiagge sotto con la sabbia bianchissima. Scendiamo pure alla baia di Grotticelle e camminiamo per vedere le tre spiagge contigue. Fabrizio sembra sia lì, a camminare con me e Brunello. In un posto così bello si può morire senza sapere perché”.

I personaggi sono tanti, spinosi, evasivi, sfuggenti, misteriosi, “tridimensionali”, non piatti, credibili e sono elencati in una pagina prima che inizi la narrazione che s’ispira a fatti realmente accaduti. I protagonisti sono una coppia, marito e moglie. Lui, Fabrizio Pozzi, ispettore scolastico mandato dal Ministero in una scuola calabrese per “ avviare un’ispezione per verificare se negli atti della scuola frequentata dall’alunna ci fosse traccia di quanto è emerso … e … richiedere alla Procura l’acquisizione del provvedimento nei confronti dell’insegnante che Lei (preside) ha denunciato…”.

Lei, la moglie, Sandra Zunino, avvocato, che sollecitata dal vice commissario di polizia, Andrea Satti, torna in Calabria, dopo nove mesi, nei luoghi dove il marito ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita, per ricominciare daccapo le indagini in presenza di nuovi elementi.

Due capitoli, L’ispettore Pozzi e Sandra, il primo propedeutico al secondo, sono tessuti perfettamente insieme e costituiscono l’ossatura del racconto. Essenziale la cronologia delle date che collocano nel tempo gli eventi e i due capitoli finali, Puntini e Epilogo, che proiettano il romanzo nel cosiddetto giallo classico-deduttivo dove il lettore trova il bandolo della storia, la soluzione dell’enigma.

Post scriptum:  Vi chiederete  il “pro” di questo libro? La risposta nell’affermazione di Keith Oatley, psicologo e scrittore: “ che cosa sono un pezzo di narrativa, un romanzo o un racconto?  Sono pezzi di coscienza che vengono passati da una mente all’altra. Quando leggiamo stiamo prendendo un pezzo di coscienza di qualcuno che facciamo nostro”